Tempi moderni: la gestione del tempo dal punto di vista dello spirito
Cosa trovi nell'articolo
- Perché è importante gestire il proprio tempo?
- La gestione del tempo.
- Il tempo della Vita.
- Panta Rei, disse il saggio.
- La domanda, guida.
Perché è importante gestire il proprio tempo?
Possiamo avere o guadagnare denaro, possiamo arricchire il nostro portafogli di relazioni, possiamo acquistare oggetti oppure costruirli. Possiamo agire ed interagire nel mondo in mille modi con padronanza e con la capacità di creare, quasi, qualunque cosa.
E per quanto riguarda il tempo, che possibilità di azione abbiamo? Una delle riflessioni più importanti che sono alla base di un percorso di crescita personale per imparare a gestire meglio il proprio tempo è che tutte le persone al mondo vivono giornate di 24 ore. Non è che qualcuno ha giornate di 26 ore e neppure qualcuno vive giornate di 20 ore, anche se tante volte capita che nel flusso della vita una giornata sfugga quasi come fosse un battito di ciglia.
La cosa si fa interessante quando incontriamo persone che qualcuno definirebbe “iper-produttive”, cioè in grado di fare tante cose e realizzare tanto come se fossero dotati di più tempo degli altri, come se avessero accesso alla Stanza dello spirito e del tempo, del manga Dragon Ball di Akira Toriyama.
La gestione del tempo
Da questa riflessione nascono metodi, corsi, libri e di tutte quelle iniziative che ti insegnano a gestire meglio il tuo tempo. A livello del mondo ordinario, quello del mondo della società e dell’economia umana, si tratta di strumenti utili, conoscerli aiuta ad avere più chiarezza e più accorgimenti per rafforzare quell’idea di controllo sulla nostra vita che fa sentire meglio. Alcune volte questi strumenti aiutano anche ad essere effettivamente più produttivi, per continuare ad usare le parole della crescita personale “all’antica”.
Il vero punto è molto più in profondità: quale è il vero significato di essere produttivi, di fare tante cose in modo efficiente? Ancora una volta si tratta di una copertina che avvolge il libro ma non ci dà nulla del suo contenuto.
Il tempo della Vita
Il dott. Richard Bandler parla di tempo come di “valuta della vita”, quindi è grazie al tempo che acquisiamo vita, viviamo attraverso il tempo, con l’uso che ne facciamo, come lo passiamo. Questa prospettiva spinge ad avere la massima attenzione al tema del tempo, perché il tempo è la misura della vita.
Il fatto stesso che il tempo esterno non possa essere aumentato da 24 a 26 ore ci mette in un certo senso in condizione di riconoscere la scarsità di questa risorsa: il tempo della nostra vita è limitato, e la qualità del tempo che viviamo diventa ancora più importante.
Questo vale in assoluto per quanto riguarda la durata della vita, e vale ora nel presente a livello molto più pratico e immediato, perché le cose cambiano e lo fanno nel presente. Le relazioni, le persone che sono qui con noi, ora, non lo saranno sempre e le situazioni nemmeno, così le leggi, gli stati, le religioni e le ideologie. Tutto cambia. Alcune cose prima ci sono e dopo non ci sono più, oppure sono radicalmente diverse senza possibilità di tornare alla condizione precedente. Noi stessi cambiamo, fisicamente e non solo: la stessa esperienza fatta a distanza di 20 anni sarà in realtà un’esperienza completamente diversa. Credo che lo sappiano bene, loro malgrado, le persone che hanno deciso di posticipare divertimento e “libertà” all’età della pensione.
Panta Rei, disse il saggio
Spesso non ci sia accorge che viviamo immersi nel mutamento, nel continuo divenire del presente, perché si è fissati su un passato (già dato e già morto e sepolto) e su un futuro immaginato e impalpabile. Quindi il tempo è vita, quando lo vivi. Quando non ti fai distrarre e ipnotizzare dai pensieri e dall’immaginazione, allora il tempo è vita, quando sei in movimento e vivi il movimento. Diversamente c’è la stasi che è assenza di vita e divoramento del tempo.
Il tempo e la sua percezione sono allora una dinamica profondamente interiore e personale (la forma del senso interno per Kant) e il tempo può essere percepito come più veloce o più lento indipendentemente dalle 24 ore del giorno. Forse iniziamo a intuire una direzione: non è forse vero che ciò che facciamo e come lo facciamo cambia la percezione che abbiamo del tempo? Non è forse vero che alcuni eventi volano e altri sono eterni? Non è forse vero che in un viaggio, ad esempio, spesso viviamo molte più cose (e abbiamo più ricordi di queste) di quante se ne vivono in una grigia e ripetitiva giornata di un lavoro che ci annoia?
La domanda, guida
La domanda quindi torna in un’altra forma e non sarà più: “quante cose faccio in un giorno?”, rispetto a: “cosa faccio?”, “come lo faccio?” e “perché lo faccio?”. Tre domande chiave, che si esplorano con un profondo lavoro su di sé, che nella ricerca della risposta che danno la capacità di vedere in modo più ampio in modo da coinvolgere tutti i piani che abitiamo: non solo la società e l’economia, ma anche il corpo, le emozioni, la sensibilità dell’anima e la connessione con gli altri e con ciò che è altro più grande del nostro ego, qualcosa che ci nutre e alimenta la nostra ricerca.
“Per quanto tempo è per sempre?”. Bianconiglio: “A volte, solo un secondo.”, suggerisce Carrol. Se davvero abbiamo tutti 24 ore al giorno, allora quanti secondi contiene quello stesso giorno?
Ti invito a portare massima attenzione a come vivi il tuo tempo, perché il mito della produttività può essere un trampolino se via oltre o un’edera rampicante che soffoca ciò che è davvero importante, dipende da te.
Sappi che il punto di vista dello spirito è esattamente il contrario di quello dello schiavo del fare: la capacità di realizzare, così come la qualità e quantità delle proprie realizzazioni sono un sottoprodotto, un risultato, di una visione umana e globale, profonda (o alta, chissà) e di un orientamento costante. La cosa bella, quando sperimenti questo shift è che la realizzazione poi avviene senza sforzo, come naturale conseguenza. Inoltre hai il tempo interiore di goderne i frutti.
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